Il mio primo attentato sotto casa

Istanbul (Turchia), 19-3-2016.

Un'ambulanza che arriva dal luogo dell'attentato passa sotto casa mia.

Un'ambulanza che arriva dal luogo dell'attentato passa sotto casa mia.

Da un lato vorrei pubblicare qualche foto dell'attentato che c'è stato qualche ora fa a poche centinaia di metri dalla mia nuova casa, dove sono morte almeno 5 persone (dalle foto che ho visto sembrano di più) e ne sono rimaste ferite più di 36. Dall'altro, non so bene neppure come commentare la situazione assurda in cui sto vivendo. L'ho scelta io consapevolmente, d'altra parte. Ok. Ero perfettamente conscio che qua si ha la possibilità di tornare a casa vivi o in una busta di plastica nera, o in una bara. Ma sapevo anche che non potevo continuare a vivere a Genova o in Italia, visto che le uniche motivazioni che mi tenevano legato lì sono venute meno (non proprio per mia volontà, mi verrebbe da dire. Ma vabbeh... Così va la vita, no?). Lì sì che rischiavo di finire peggio. 
Sto vivendo quest'esperienza come una lezione zen. Non ho paura di morire qua. Non significa che me ne freghi degli avvertimenti che arrivano dalla Farnesina, come la mail che è arrivata nei giorni scorsi:

"In vista festivita' curda del Newroz (20-21 marzo), si raccomandano accresciute misure di cautela, limitando sin d'ora per quanto possibile gli spostamenti ed evitando luoghi sensibili e ad elevata frequentazione, celebrazioni e manifestazioni, nonché reti di trasporto pubblico. Monitorare media locali ed internazionali. - Unita' di crisi".

Siccome l'ottimismo non è proprio una delle mie caratteristiche principali, prima di partire ho fatto un'assicurazione che dà (anche se non ci vorrebbe l'accento) la possibilità a un mio parente di venire a recuperare il mio cadavere senza alcuna spesa, nella peggiore delle ipotesi. Ho fatto testamento, come tutte le volte in cui prendo un aereo. Ho programmato un post su questo blog -che comparirà solo nel momento in cui non potessi essere in grado di spostare la data di 2 settimane- in cui lascio le mie ultime volontà, di modo che nessuno possa speculare sulla mia eventuale morte. Ho preso un po' di precauzioni, via. 

Delle persone si fanno i selife sul luogo dove sono morte altre persone oggi.

Delle persone si fanno i selife sul luogo dove sono morte altre persone oggi.

Qualche tempo fa un'amica mi ha detto: "Ammiro il tuo coraggio di andare a stare in Turchia in un periodo come questo". Ci ho riflettuto e continuo a rifletterci tantissimo e alla fine credo che in realtà, se avessi avuto veramente del coraggio, sarei rimasto nel mio quartiere di origine -Castelletto- e dove mi sono ritrovato di nuovo a vivere dopo quasi una decina di anni nei vicoli del Centro Storico genovese. Ci vuole molto più coraggio ad affrontare e convivere coi propri demoni, piuttosto che partire per un Paese dove si rischia di finire flambé senza neppure sapere il perché. 

Questo stato mentale mi è di grande aiuto a riprendermi dal periodo pessimo che ho trascorso negli ultimi mesi  ed è uno stimolo a dare il meglio di me. Non ho intenzione di tornare in Italia tanto presto, in ogni caso.

Sono ancora qua. Ancora una volta don Gallo ha fatto la sua parte e ha preso a calci in culo il mio angelo custode per salvarmi la pelle. E ancor di più quella del mio amico, ospite e coinquilino -Emi- che si è ritrovato così vicino all'esplosione, da poterne sentire il boato e a vedere le persone che scappavano. Grazie, Gallo.

P.S. Domenica 20-3-2016: Fb e Twitter sono ancora bloccati. 

Il mio amico Emi rassicura la sua famiglia via skype mentre Màrlen e Ayshonz se la chillano. 

Il mio amico Emi rassicura la sua famiglia via skype mentre Màrlen e Ayshonz se la chillano.